La politica birmana continua a ricevere condanne e accuse.
Il Myanmar ha condannato ad altri cinque anni di carcere la leader birmana agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi. La politica era agli arresti a causa del colpo di stato militare del febbraio 2021. Suu Kyi è accusata di 11 reati di corruzione. Secondo i giudici che l’hanno condannata per il primo reato, Suu Kyi avrebbe accettato una tangente dell’equivalente di oltre 600mila euro dall’ex governatore della regione di Yangon.
All’inizio di quest’anno Suu Kyi era stata condannata ad altri quattro anni. Le accuse per la politica birmana erano tre: la violazione delle restrizioni alle importazioni (importando illegalmente dei walkie-talkie), la violazione della legge sulle telecomunicazioni (utilizzando i walkie-talkie senza licenza) e la violazione delle restrizioni per il coronavirus.
Suu Kyi di nuovo condannata dai militari birmani
In Myanmar l’esercito ha instaurato una dittatura militare dal colpo di stato che ha sconvolto i birmani nel 2021. I militari hanno assunto pieni poteri controllando anche il sistema giudiziario. Per questo la leader politica rischia fino a 100 anni di carcere per tutte le condanne che sono piovute su di lei. Dai reati di corruzione, frode elettorale e violazione del segreto di stato. Le accuse per l’Onu sono ingiustificate e basate solo su un volere politico.
Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, nega tutte le accuse che il tribunale – controllato dai militari – le sta rivolgendo. Ora è stata condannata ad altri cinque anni per aver ricevuto 600mila dollari in contanti e lingotti d’oro. I giornalisti non possono seguire il processo che si tiene a porte chiuse. La leader 76enne purtroppo non è nuova a questo tipo di accuse o ad essere condannata ingiustamente. L’unico periodo in cui non ha subito condanne è stata la breve parentesi democratica del paese.